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Regione Piemonte

Sezioni

Un percorso di gioco adatto a grandi e piccoli per conoscere l’origine dei nomi e le leggende legate ai carruggi del centro storico del paese, sfidandosi in una gara di fortuna e abilità.

GioCabella, insieme agli scacchi giganti che si trovano nei giardini pubblici, fa parte del progetto “Cabella si mette in gioco”, finanziato dalla Regione Piemonte e realizzato in collaborazione con l’Associazione di Promozione Sociale “Roba da Streije”

Le Tappe
Ogni tappa è contraddistinta da un numero e da una rappresentazione realizzata dai bambini che hanno partecipato ai laboratori artistici. I lavori originali dei piccoli artisti sono esposti nella tappa della Biblioteca.

Tappa 1 - La Loggia

Disegno realizzato nei laboratori artistici da: Camilla Mazzarello e Linda Ertola
Su antichi documenti risulta denominata “Loggia” la casa che divide piazza Mario Repetti dalla piazzetta della Loggia appunto. Si presume quindi, in analogia con la conformazione di altri centri di origine medievale, che qui si trovasse un loggiato adibito ad area mercatale e punto di ritrovo per gli abitanti del borgo.

Tappa 2 - Il Monflino

Disegno realizzato nei laboratori artistici da: Adua Bruno
Che cos’è Il Monflino? Difficile trovare una risposta, anche facendo una ricerca su internet nome sembra esistere solo a Cabella Ligure. Su di un’antica mappa che delimitava le aree di esondazione del torrente Liassa viene citato come vicolo del violino. La tradizione popolare ricorda che in quel vicolo abitava un uomo che veniva da Monferrato . Probabilmente il nome Monflino , Munflìn in dialetto, deriva da una crasi tra Munferìn e Viulìn.

Tappa 3 - La Polveriera

Disegno realizzato nei laboratori artistici da: Filippo Crupi
Il nome della via deriva dal fatto che le varie signorie che si sono alternate al governo del feudo: Spinola, Doria, Pallavicino, Doria, utilizzarono un locale atto alla conservazione della polvere da sparo, situato al fondo della zona degli orti, lontano dalle abitazioni. La polveriera fu distrutta da una piena del Liassa ma la zona dove sorgeva, nel dialetto locale, viene ancora chiamata “puvìea", ossia polveriera.
Lungo via della Polveriera si trova il “molo dei Francesi”, una lunga e robusta costruzione che dal ponte si estende sino agli orti.
Tra la fine del 1700 e i primi del 1800 le truppe napoleoniche, di stanza a Novi Ligure, facevano spesso incursioni in alta val Borbera per far razzie di tutto quello che si prestava al loro interesse, specie per placare la grande fame: pane casereccio, frutta, formaggi, polli e vino. In una di queste scorribande, venne prelevato anche un mulo che fu caricato della refurtiva. Sulla via del ritorno, i militari fecero una sosta per banchettare ed il mulo, accortosi di non essere controllato, ormai alleggerito della soma, invertì la marcia e fece rientro a Cabella. Grande fu la gioia dei cabellesi nel veder ritornare la bestia, anche perchè, legato al basto sporgeva un sacchetto pieno di marenghi d'oro da 20 franchi, monete fatte coniare da Napoleone Bonaparte per celebrare la vittoria di Marengo, combattuta contro le truppe austriache il 14 giugno 1800. Pochi anni prima, una devastante alluvione aveva distrutto, oltre a molte case, anche la chiesa dedicata a San Francesco Saverio, fatta erigere dal duca Felice Pallavicino.
La popolazione decise allora di utilizzare la somma involontariamente elargita dai francesi per erigere un robusto molo a difesa del rione Liassa, per proteggerlo dalle piene del torrente omonimo.
Tratto dal testo di Piera Tambutto

Tappa 4 - San Francesco

Disegno realizzato nei laboratori artistici da: Vittoria Boggeri, Sveva Grugno e Ginevra Magnani
 
"I resti della chiesa dedicata a San Francesco Saverio si trovano in piazzetta Liassa in proprietà privata.
Il 2 agosto 1636 il principe Gian Andrea Doria Il vendeva il feudo di Cabella e Cremonte al nobile Felice Pallavicino ed il 15 agosto 1637 l'imperatore Ferdinando III, perfezionato il contratto di cessione, investiva il Pallavicino di tutta la signoria.
Il duca Felice Pallavicino fu feudatario di Cabella dal 15 agosto 1637 al 21 agosto 1654, giorno della sua morte.
La sua fu senza dubbio, l'epoca più felice di Cabella, nel lungo periodo medioevale. Egli legò il suo nome alla chiesa di San Francesco Saverio, che volle eretta nel borgo, in onore del grande Gesuita ed in ossequio all'ordine sacro, a cui egli fu particolarmente legato.
Ad opera del duca Pallavicino Cabella ebbe il suo primo ospedale, capace di 10 posti letto, a servizio del quale fu posto un medico, un chirurgo, un infermiere, uno speziale ed un cappellano che celebrava nell'annessa cappella.
Era uomo di irreprensibili costumi ed era apprezzato per la sua assidua presenza nel borgo.
La chiesa da lui fondata fu distrutta da una piena del Liassa alla fine del 1700.
I resti dell'abside, ora adibiti a cantina ed un altro piccolo ambiente, forse adibito a sacrestia, sono oggi di proprietà privata.
Nella sacrestia della chiesa parrocchiale di San Lorenzo si trova una targa scritta in latino dove si legge che, alla sua morte, il duca Felice Pallavicino lasciava alla chiesa una somma perchè venisse celebrata ogni giorno una Santa Messa per sè stesso e per la moglie."*
*Testo di Piera Tambutto 
 Notizie storiche tratte dal libro "Cabella Ligure nella storia" del Professar Lorenzo Tacchella.

Tappa 5 - La Chiesa

Disegno realizzato nei laboratori artistici da: Camilla Staccioli Contorbia e Francesco Franzoia
Della Chiesa Parrocchiale di Cabella Ligure, si hanno le prime notizie nel 1344, sorgeva sulla riva destra del Borbera ed era dedicata a San Fermo e San Lorenzo. A causa delle continue inondazioni fu trasferita nell'oratorio di San Rocco finchè nel 1607, il Vescovo ordinò che nel termine di tre anni si edificasse una nuova chiesa nell'area dell'oratorio medesimo in onore di San Lorenzo, come si legge nella parte più alta della facciata.
In questa piazzetta fino agli anni ’60 Il lato sinistro della chiesa era collegato all’antica canonica da un arco di pietra sotto il quale passava l’antica via di Santa Marta che portava all’omonimo Oratorio. Pare inoltre che nell’edificio prospiciente il lato della chiesa sorgesse il primo ospedale voluto dal duca Pallavicino, feudatario di Cabella dal 1637 al 1654, capace di 10 posti letto. Nello stesso stabile alloggiarono dal 1909 al 1963 le suore Benedettine di Voghera che si occuparono della scuola di ricamo, dell'asilo e della scuola elementare fintanto che il piano terra non divenne sede della scuola statale. A sinistra, nella parte alta della piazzetta, si trovava il Cinema Parrocchiale, in funzione per oltre un ventennio dagli anni ’60“Della Parrocchia di Cabella Ligure, si legge per la prima volta in una relazione del 1344 in cui è scritto che Perassino, ministro di Cabella di Cremonte, domandava al Vescovo la sua conferma.
Perchè Cabella di Cremonte? Perchè Cremonte era sorto prima di Cabella, data la sua posizione strategica. Perchè a Cremonte esisteva un turrito castello fatto costruire dai Vescovi-Conti di Tortona intorno all'anno mille, a difesa delle incursioni dei Saraceni. Infine, perchè per Cremonte, nell'Alto Medio Evo, passava un'importante via di comunicazione, utilizzata probabilmente, già in epoca romana, che metteva in comunicazione la Liguria con la Lombardia.
La chiesa parrocchiale, a cui fa riferimento la relazione del 1344, sorgeva sulla riva destra del Borbera in confluenza del rio che scende da Casellina, "Iontana dalle abitazioni circa seicento passi, raggiungibile attraverso una strada angusta e acquitrinosa, specie nella stagione invernale" ed era dedicata a San Fermo e San Lorenzo. Presso la chiesa c'erano la canonica ed il cimitero.
Nelle vicinanze della chiesa parrocchiale sorgeva la “chiesa semplice" di Santa Maria Maddalena. Era molto antica e molto povera: non aveva icona e nemmeno croce e vi si celebrava solo nel giorno della festa della Santa". Di questa chiesa “semplice" non è rimasta alcuna traccia.
Nel verbale della visita pastorale del 15 giugno 1576 si legge: “Tutto è in disordine: chiesa, cimitero e canonica". Infatti le condizioni della chiesa peggioravano di anno in anno, perchè durante le alluvioni, veniva inondata dalle acque del Borbera. Si decise allora di trasportare le funzioni ed in particolare il Santissimo Sacramento nell'oratorio di San Rocco che aveva un solo altare sormontato da una preziosa icona con l'immagine della Madonna sul trono, di San Giovanni e San Rocco".La preziosa icona non esiste più ma la sacra immagine è stata ripresa su tela e decora ancora la nostra chiesa. L'oratorio di San Rocco si rivelò troppo piccolo in rapporto alla popolazione che era in aumento, pertanto nel 1607, il Vescovo ordinò che si edificasse una nuova chiesa, nell'area dell'oratorio medesimo, che pertanto venne abbattuto. “La quale fabbrica si farà nel termine di tre anni con l'aiuto di tutto il popolo convenuto".
Tutto venne eseguito secondo il volere del Vescovo, nel più breve tempo, sorse così la nuova chiesa parrocchiale “ln honorem Sancti Laurentii" come si legge nella parte più alta della facciata.
Si devono ai marchesi Spinola gli altari laterali.
La nostra chiesa non subì mai modifiche nell'area perimetrale; nell'interno ne subì invece parecchie. Nell'anno Santo 1925 tornarono dal Perù, dove erano emigrati in cerca di fortuna venti anni prima, i coniugi Felice e Carolina Repetti con i loro quattro figli. Grati alla Madonna di Lourdes che li aveva sempre protetti, fecero edificare nella chiesa la grotta che si trova a sinistra dell’altare maggiore.
Nel 1930 venne maggiorato in altezza il campanile, perchè la voce delle campane potesse raggiungere anche i casolari più lontani.
Nel 1938 in preparazione del Congresso Eucaristico, furono rinfrescate tutte le pitture e ne furono approntate delle nuove, dove c'erano degli spazi liberi.
Sulla facciata della chiesa c'erano due nicchie vuote. Nel 1986 i fratelli Bronzini, riconoscenti al Perù dove avevano trascorso tanti proficui anni di lavoro, decisero di onorare due santi peruviani e nelle due nicchie vuote furono poste le statue di Santa Rosa da Lima e San Martino di Porres.
Nel 1990 il Gruppo sportivo pescatori della Val Borbera" regalò alla chiesa il rame perchè venissero ricoperte con lavoro a sbalzo le porte d'ingresso. Il lavoro venne eseguito dall'artigiano locale Giovanni Argenta che riprodusse mirabilmente i simboli della Cristianità preparati dall’architetto Elda Odicino e dal grafico Andrea Franzante.
Dal 1909 al 1963 la parrocchia ebbe aiuto e collaborazione dalle suore Benedettine di Voghera. Si occuparono del catechismo, dell'asilo, della scuola elementare e della scuola di ricamo.
Fu soprattutto preziosa la loro opera educativa. La chiusura della loro casa fu una nota molto triste per il paese.”*
*Testo di Piera Masulli
Notizie storiche tratte dal libro "Cabella Ligure nella storia" del Professar Lorenzo Tacchella e da ”Storia dei comuni e delle parrocchie della diocesi di Tortona" di Monsignor Clelia Goggi.

Tappa 6 - Il Merciaio

Disegno realizzato nei laboratori artistici da: Camilla Mazzarello, Sveva Grugno e Vittoria Boggeri
Nel '600 sotto la chiesa sorgeva il borgo antico del quale rimangono alcuni edifici. Un tempo la scalinata non esisteva e la chiesa si poteva raggiungere dalle due vie laterali, collegate da questo carùggio in parte coperto, che ospitava le antiche botteghe, tra cui appunto quella del merciaio.

Tappa 7 - Santa Marta

Disegno realizzato nei laboratori artistici da: Linda Ertola e Vittoria Boggeri
"C'era una volta l'oratorio Santa Marta. Sorgeva lungo l'antica strada che porta a Teo, in posizione di poco più elevata della parrocchiale San Lorenzo. Era la sede della Confraternita dei Disciplinati.
Nella visita pastorale del 15 giugno 1576 il Vescovo esortava i confratelli ad osservare diligentemente la regola composta dall'arcivescovo di Milano San Carlo Borromeo: “Li confratelli frequentino i Sacramenti, intervenghino alle processioni et siano obbedienti al Rettore. Non si permettano mangiamenti nell'oratorio. L'altare di Santa Marta è in pietra, antichissimo. Il campanile eretto dai confratelli è di buona fattura. L'oratorio è ottimamente dipinto con figure rappresentanti il mistero della Passione. Possiede un crocifisso alto due cubi, ossia due metri che si porta in processione”.
Le pitture ed il pregiato crocifisso non sono giunti a noi. l'oratorio Santa Marta non c'è più, è stato abbattuto nel 1956 perchè pericolante. Ha portato con sè un cumulo di storia e di ricordi insieme al rimpianto degli ultimi confratelli, ancora in vita quando è stato abbattuto.
Sono rimaste solo le fotografie che lo ritraggono rivolto verso il Liassa, con il grande sagrato sostenuto da un robusto muraglione.
Unico reperto la grande croce che dominava l'altare e che, ristrutturata, domina ora una parete della sacrestia della parrocchiale San Lorenzo"*.
*Testo di Piera Tambutto. 
 Notizie storiche tratte dal libro “Cabella Ligure nella storia" del Professar Lorenzo Tacchella.

Tappa 8 - Il Palazzo

Disegno realizzato nei laboratori artistici da: Camilla Staccioli Contorbia e Francesco Franzoia
"Palazzo Spinola-Doria-Pallavicino-Doria: Il 15 luglio 1313, Enrico VII imperatore del Sacro Romano Impero, concedeva ad Opizzino Spinola l'investitura sul castello di Cremonte, il più rilevante della valle Borbera per la sua posizione strategica.
Nel 1362, i documenti affermano con certezza che all'epoca esisteva già il palazzo di Cabella, il quale pertanto, all'origine era "Spinolino" ossia fondato dagli Spinola.
Cremonte e Cabella formarono un solo feudo su cui dominarono, per oltre due secoli, senza interruzione gli Spinola con alterne fortune. Infatti nel 1565, quando in Italia si costituì il dominio della Spagna, a Bernardo e Fabrizio Spinola che si dividevano il governo del feudo, furono imposti gli alloggiamenti di truppe, con grave danno della popolazione. Nel feudo infatti scoppiò la peste e si diffuse il banditismo a tal punto che Fabrizio Spinola non si sentì più di soggiornarvi, perchè era sempre minacciato di morte.
A questo punto decise di offrire la sua parte di feudo al Ducato di Milano che rifiutò per mancanza di fondi. Si rivolse allora al nobile genovese Gian Andrea Doria che, dapprima riluttante, si accordò poi con l'offerente.
Il 22 febbraio 1583 Gian Andrea Doria I diventò feudatario di Cremonte-Cabella. A lui succederà Gian Andrea Doria II. Questi contrasse un forte debito con la nobiltà genovese, perchè ebbe l'ambizione di preparare a sue spese un reggimento con il quale, all'occorrenza, avrebbe combattuto sotto la bandiera imperiale.
Non riuscendo a pagare il debito, il 2 agosto 1636 cedette il feudo al nobile Felice Pallavicino, che fu certamente il miglior feudatario di Cabella. Ricevette l'investitura da Ferdinando III il 15 agosto 1637 e la mantenne fino al 21 agosto 1654 giorno della sua morte. Gli successe la madre Paola Maria Spinola che passò a miglior vita nel 1658 dopo aver legato il suo nome all' “Opera di Carità" da lei istituita a Cabella, a favore dei bisognosi.
Dal 1658 al 1784 nella Signoria di Cabella si susseguirono parecchi feudatari dal nome composto Spinola-Pallavicino.
Nel 1784 il feudatario Gian Carlo Pallavicino che diventerà doge della Repubblica di Genova, vendette il feudo al principe Andrea Doria Landi IV che sarà l'ultimo feudatario di Cabella.
Infatti l'8 luglio 1797 l'agente napoleonico Vaudriez proclamava in Arquata Scrivia la soppressione dei feudi imperiali e la loro annessione alla repubblica di Genova. E Cabella diventò Cabella Ligure. Tutti i comuni dell'alta valle unirono alloro nome l'appellativo “Ligure".
Dopo tale evento il palazzo subì un secolo di completo abbandono. Nel 1863 il notaio genovese Livio Maggiani lo acquistò, come prestigiosa dimora, per la sua numerosa famiglia.
Passò in seguito alla famiglia Repetti. Si occupò del palazzo il professor Mario Repetti, ginecologo in Genova che lo portò con adeguati restauri, all'antico splendore. Dal 1942 al 1945 il professore ospitò nel palazzo le bambine di un orfanatrofio di Genova che avevano dovuto abbandonare il loro grande istituto, gravemente danneggiato dai bombardamenti".*
Dal 1991 lo storico palazzo è divenuto proprietà della principessa indiana Shri Mataji Nirmala Devi, fondatrice della disciplina Sahaja Yoga e, dopo la sua morte avvenuta a Genova nel 2011, è oggi sede della Fondazione Mondiale che porta il suo nome.
*Tratto dal testo di Piera Tambutto
Notizie storiche tratte dal libro ‘Cabella Ligure nella storia ' del Professor Lorenzo Tacchella.

Tappa 9 - La Biblioteca

Disegno realizzato nei laboratori artistici da: Camilla Mazzarello, Sveva Grugno e Vittoria Boggeri
La biblioteca civica è intitolata a Scarsi Cesarina, illustre cittadina cabellese che si prodigò per decenni in attività di promozione sociale, culturale e sportiva a favore della popolazione. Fu organizzatrice attiva della Pro-Loco di Cabella e fondò, nel 1981 durante il mandato come Assessore, la prima biblioteca comunale che costituisce il nucleo storico dell'attuale.
Oggi la biblioteca di Cabella possiede un patrimonio librario di oltre 16.000 titoli, suddiviso nelle sezioni narrativa contemporanea, saggistica, poesia, resistenza, narrativa e saggistica ragazzi e vanta un corposo fondo locale.
indirizzo Via Martiri della Libertà, 8 - Cabella Ligure
Telefono 0143.99430
Fax 0143.919700
EMail biblioteca.cabella.ligure@reteunitaria.piemonte.it
Orari di apertura
Mercoledì 10:00 - 12:00
Giovedì     16:00 - 18:00
Sabato      16:00 - 18:00
E' possibile consultare direttamente il Catalogo online della Biblioteca su "Librinlinea" - il catalogo delle Biblioteche associate al polo piemontese del servizio bibliotecario Nazionale - selezionando tra le biblioteche aderenti : Civica di Cabella Ligure.
La biblioteca fa parte del Sistema Bibliotecario Novese con cui collabora per lo sviluppo locale del progetto "Nati per leggere". La gestione della stessa è affidata all'Associazione Culturale "Roba da Streije" , attiva sul territorio dal 2005 che promuove una serie di eventi culturali, tra i quali il Festival "Carlo Repetti" e il "Sarvaego festival" di letteratura per ragazzi,  dedicando inoltre spazi divulgativi agli scrittori e poeti delle Valli Borbera e Spinti e della Provincia.

Tappa 10 - La Rìanetta

Disegno realizzato nei laboratori artistici da: Linda Ertola e Vittoria Boggeri
Nel cuore del centro storico  si trova la "rianétta", di gran lunga il carùggio più stretto di Cabella e forse della Val Borbera. Un tempo era il regno dei gatti randagi e percorrerla di notte al buio rappresentava una prova di coraggio. Al suo interno fino a qualche anno fa si coltivavano piccoli orti soleggiati.

Tappa 11 - La Madonnina

Disegno realizzato nei laboratori artistici da: Filippo Crupi e Sofia Rondello
Nel cuore dei "carùggi" di Cabella si trovano le case piu` antiche del paese, cresciute le une sulle altre, ingrandite e sopraelevate in tempi lontani di famiglie molto numerose. Su molte facciate sopravvivono nicchie votive con statuette di Santi protettori o della Madonna e, sotto questo portico, addirittura un dipinto. L'affresco originale è opera del pittore paesaggista Ettore De Panfilis (1895 - 1983), purtroppo nel corso dei decenni è stato più volte ritoccato e anche scarabocchiato. Nonostante ciò i cabellesi rimangono affezionati alla Madonnina dei carùggi

Tappa 12 - La Ferriera

Disegno realizzato nei laboratori artistici da: Camilla Staccioli Contorbia e Filippo Crupi
La storia popolare racconta che la prima ferriera fu costruita in questo luogo dall'esercito austriaco di stanza sull'Appennino durante l'assedio di Genova del 1814. Dopo di allora in quella fucina furono forgiati ferri per il bestiame e attrezzi per il lavoro nei campi per oltre un secolo. Oggi non c'è più traccia dell'antica fucina e a ricordarla è rimasto solo il nome della via dove sorgeva

Tappa 13 - Le Ruote

Disegno realizzato nei laboratori artistici da: Sveva Grugno e Vittoria Boggeri
Fino alla metà del secolo scorso questa non era una via ma il retro del Mulino. Ai primi dell'ottocento c'erano due ruote di legno, sostituite poi nel '900 da una sola in ferro, molto grande. Qui scorreva la chiusa che la alimentava. L'acqua, incanalata a monte del paese, giungeva qui dopo aver irrigato gli orti e ritornava nel Borbera attraversando tutta la piazza.

Tappa 14 - Il Mulino

Disegno realizzato nei laboratori artistici da: Filippo Crupi
Il feudo di Cabella e Cremonte possedeva diversi mulini. Rimangono ancora tracce di quello in località Megasco e i ruderi del mulino di Dovanelli. Ma tra i più importanti dell'Alta Valle c'era senz'altro quello di Cabella. L'ultimo mugnaio cabellese  è stato Alessandro Gogna  che lo ha condotto dal primo dopoguerra al 1960, dopo di lui  la famiglia Bozzini, originaria di Casalbusone, che gestiva il mulino di Dovanelli, lo fece funzionare fino alla metà degli anni '60 quando cessò definitivamente l'attività del mulino di Cabella.

Tappa 15 - Le Gabelle

Disegno realizzato nei laboratori artistici da: Sveva Grugno e Vittoria Boggeri
All'epoca del feudo di Cremonte e Cabella (1315 - 1797) in questa via si trovava l'edificio dove si pagavano le gabelle, cioè le tasse al feudatario. Alcuni storici sostengono che da questo possa derivare il nome del paese, anche se l'ipotesi più accreditata e che il paese sia sorto intorno ad una casa rimasta isolata per molto, molto tempo e molto, molto bella, la Cà-bella!

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